L’impianto di riscaldamento adeguato per una mansarda

L’impianto di riscaldamento adeguato per una mansarda

 
– Ho deciso mamma, dal prossimo anno vado a vivere da solo.
– Da solo? E chi ti pulirà casa e stirerà gli indumenti?
– Prenderò una donna per le pulizie, di quelle che si pagano ad ora, hai presente?
– Si. Ma chi ti farà la spesa?
– Io adoro i centri commerciali, lo sai.
– Giusto. Ma chi ti preparerà da mangiare?
– Ma se volevo iscrivermi all’istituto alberghiero un motivo ci sarà…ed è forse che ho una certa propensione per la cucina?!
– Si lo so, ma se poi non dovessi farcela con quello che guadagni a pagare tutte le spese? Tra la casa, la macchina e le bollette rischi di restare senza soldi? Lo sai quanto costano le bollette? Lo sai quello che significa in inverno scaldare un appartamento?
– E tu lo sai mamma che è possibile riscaldare i locali in modo efficiente risparmiando?
– Tu cosa usi per riscaldare le stanze di casa? I radiatori: beh, sei antica (almeno di cent’anni)! Quelli classici si basano sulla convezione, che utilizza l’aria come vettore per riscaldare, e questo comporta, oltre ad una abbassamento dei valori di umidità e bruciatura, oltre alla messa in circolo di polveri sottili non benefiche per il nostro organismo, anche un effetto chiamato “gradiente termico”, cioè un innalzamento delle temperatura dell’aria a soffitto e un aumento delle dispersioni. Assai meglio optare per sistemi a irraggiamento, che non riscaldano l’aria ma direttamente l’ambiente, riducendo drasticamente il “gradiente termico”: per cui bassi consumi, temperatura uniforme, e maggiore benessere per il corpo.

 

 

– Io sarò pure antica, signor modernissimo, ma lei quindi cosa utilizzerà per riscaldare la caverna dove andrà a vivere?
– Una mansarda mamma, non una caverna!
– Una mansarda…certo…
– Beh, nel caso di questa particolare tipologia abitativa bisogna prestare attenzione.
– Attenzione…certo…
– Si, perché in questo caso potrebbe non essere possibile collegare l’impianto di riscaldamento centralizzato alla mansarda, poiché l’allacciamento non è stato previsto; oppure la forma della stanza e la carenza di spazio potrebbero indurre una distribuzione di calore errata e non uniforme; o ancora, per questioni di staticità dell’edificio, potrebbe rivelarsi impossibile toccare le salette preesistenti, dunque, non sarebbe consigliabile procedere all’installazione di tubazioni per il riscaldamento.
– Scusa tesoro di mamma: ma che stai a dì?!
– Dico che la scelta di un impianto di riscaldamento adeguato per una mansarda deve essere attentamente valutato e che la superficie e l’area della stanza vanno minuziosamente misurate.
Nel caso di un ambiente molto piccolo potrei tranquillamente ricorrere ad una stufa a pellet, che consente di produrre un calore naturale, al pari della legna da ardere, ma a differenza di quest’ultima, non causa sporcizia, polvere e non ingombra parecchio; mi basterà un locale abbastanza aerato. Oppure un impianto di riscaldamento adeguato per una mansarda potrebbe essere più innovativo, tipo un impianto a pavimento.
– A pavimento….certo…
– Ovviamente in questo caso bisognerà valutare la natura del rivestimento.
– Ovvio…
– Un altro aspetto da considerare è la disponibilità economica
– Ecco, appunto: costa troppo vivere da solo, ti conviene restare a casa!
– A dire il vero stavo pensando che anche il riscaldamento elettrico (link all’articolo Santoni: una vita dedicata al riscaldamento elettrico) potrebbe essere un impianto di riscaldamento adeguato per una mansarda, tipo dei radiatori ad altissima resa, come quelli elettrici a pannello o i pannelli radianti in acciaio. Però c’è un però (come sempre!): sarebbero il rimedio più adeguato per il riscaldamento della mansarda solo se ci fosse una buona coibentazione termica, mentre in caso di perdite risulterebbe inutile e troppo costoso.
– Ti ho detto che è troppo costoso…
– Se invece la mansarda non fosse ben coibentata, la scelta migliore sarebbe secondo me il sistema a pavimento.
– Di nuovo?
– Si, perché il riscaldamento radiante a pavimento consente di riscaldare gli ambienti con un rilascio graduale delle temperatura, che si mantiene bassa ma costante per tutto il tempo.
Oppure il sistema a battiscopa (link all’articolo Caldo si, ma quale?).
– Il battipanni avrei dovuto usare con te, altro che battiscopa!
– Ma l’impianto di riscaldamento adeguato per una mansarda potrebbe essere quello a pannelli solari o a tegole solari che contengono una serpentina all’interno della quale scorre un fluido termovettore, che consente a tutti il sistema di assorbire il calore dall’esterno.
– Cioè, vuoi metterti a rifare un tetto in una mansarda in affitto?
– Sai che esistono anche quadri a parete riscaldanti (link all’articolo Riscaldamento elettrico a parete)? La loro particolare struttura e composizione consente, in meno di due minuti, di riscaldare superfici di circa 20/25 mq, garantendo un consumo inferiore rispetto agli impianti tradizionali. Comunque la mansarda non è in fitto: la compro!
– Come la compri?
– Lo sai che il pianeta mi sta a cuore: potrei decidere che l’impianto di riscaldamento adeguato per una mansarda sia il riscaldamento ad infrarossi (link all’articolo Riscaldamento elettrico a basso consumo), che consente di riscaldare gli ambienti senza disperdere il calore prodotto. E mi sposo. Gli infrarossi non riscaldano l’aria all’interno degli ambienti….
– Tu cosa?
– Si, scalda direttamente le persone o gli oggetti: comfort termico garantito, pulizia e salubrità, molto simile a quello prodotto dai raggi del sole. Ma a proposito di sole, mi sembri pallida: ti senti male?!
Il riscaldamento elettrico della casa

Il riscaldamento elettrico della casa

Un confronto tra i nuovi sistemi di riscaldamento alimentati elettricamente, quelli tradizionali, e quelli a pavimento.
I limiti dei sistemi tradizionali

I sistemi di riscaldamento tradizionali si basano sul principio della convezione: una caldaia brucia generalmente a gas metano a 1500 gradi centigradi, l’acqua si scalda fino a 70, la pompa della caldaia spinge il liquido caldo verso il collettore da dove vengono distribuite a stella le tubazioni di andata e ritorno sui vari ambienti.

Tra l’uscita della caldaia e il collettore già si ha una forte dispersione (tanto maggiore quanto più alta è la temperatura di quel corpo), che aumenta ancora con la distribuzione successiva verso i radiatori, siano essi termosifoni (in ghisa o acciaio) o termoconvettori.
Inoltre a scaldarsi prima è il soffitto, dal momento che l’aria calda è più leggera e tende a salire, e via via che l’aria fredda scende, si scalda e risale, creando appunto il movimento convettivo: questo implica che ci saranno sempre punti più freddi e altri più caldi.
Per non parlare del dispendio energetico (e quindi economico) visto che, come detto, che il sistema consuma già solo perché è in funzione, e che una parte considerevole del calore che viene prodotto si disperde.

Programmare l’accensione a singhiozzo durante la giornata e la serata forse può permettere di risparmiare sulla bolletta, ma crea due conseguenze non trascurabili: la muratura (principalmente quella perimetrale) tende a raffreddarsi, soprattutto nelle case vecchie in cui la pietra “assorbe” il calore; il continuo saliscendi della temperatura favorisce la formazione di condensa su muri e finestre, e relativa muffa.

I sistemi sottopavimento e i loro svantaggi
Negli ultimi 20 anni il mercato ha presentato sempre nuove soluzioni per questo genere di sistema, che abbinato ad una caldaia a condensazione, lavora a bassa temperatura.
Ma esiste un ma…anzi più di uno!
Innanzitutto i sistemi sottopavimento devono essere tenuti accesi 24 su 24, dall’autunno alla primavera; necessitano di serpentine più strette possibile, in modo che la scarsa superficie dei tubi riesca a scaldare più agevolmente il massetto; costano di più nell’installazione rispetto ai sistemi tradizionali; costano di più in gestione (se le ore di funzionamento sarebbero pari costerebbero di meno ma, come detto, devono essere attivi tutto il giorno); tendono a creare depositi calcarei nelle tubazioni, nonostante gli additivi forniti dalle aziende produttrici; sono più convenienti (economicamente) se lasciati accesi anche in caso di assenze di breve durata.
Sistemi elettrici di riscaldamento
Ovviamente, anche in questo caso, esistono sistemi elettrici di riscaldamento e sistemi!
 
Le classiche stufette si caratterizzano per un consumo energetico altissimo e per un potere scaldante molto contenuto.

Le Pompe di Calore sono molto efficaci, ma a patto che la temperatura esterna si attesti tra i 5 e i 7 gradi centigradi: al di sotto di questi o si attiva una resistenza elettrica che consuma più dei comuni sistemi a GPL oppure si sta al freddo!

Migliora il discorso con le Pompe di Calore con serpentina interrata o con serbatoio, ma è ovvio che la realizzazione di questo sistema è condizionata dalla presenza di uno spazio sufficiente per l’alloggiamento della serpentina.

Molto più performanti i sistemi che funzionano grazie a pannelli a raggi infrarossi (link all’articolo Caldo si, ma quale?), nei quali l’irraggiamento del calore avviene in modo lineare (l’accortezza è però di non porre ostacoli davanti ai pannelli), garantendo anche un effetto deumidificante, che contiene la comparsa di condensa e muffa. I pannelli emettono raggi infrarossi in tutte le direzioni, “saturando” l’ambiente che assume una temperatura uniforme anche in altezza.

 

 

Ma il principio degli infrarossi non è disponibile solo nei modelli esterni (pannelli murali, scaldasalviette, etc.), trovandosi anche nelle membrane sottopavimento (link all’articolo I sistemi di riscaldamento elettrico ATH): robuste (la guaina può essere bucata, torta, tirata, calpestata e persino tagliata, ma per non più del 75% della sua larghezza, e continuare a funzionare), pratiche (consentono di rifare ex novo l’impianto di riscaldamento semplicemente aggiungendo il nuovo al vecchio, senza demolizioni), sottili (2 cm di isolante, circa 5 millimetri di guaina, 1,5 cm di massetto, 1 cm di colla e pavimento: per un totale di circa 5,5 cm), silenziose.
La parte elettronica è ridotta all’essenziale e quindi gestisce solo il termostato ed eventuali guaine aggiuntive necessarie solo per ambienti sopra i 20 mq.

 

Il dimensionamento di questi sistemi elettrici di riscaldamento si effettua in base all’ambiente di installazione, ed è una fase molto delicata e importante, in quanto sovradimensionamenti o sottodimensionamenti azzerano i vantaggi economici e funzionali di queste tipologie di impianti di riscaldamento. Nel caso di sottodimensionamenti il sistema, non riuscendo a raggiungere la temperatura impostata sui termostati, tende a rimanere sempre acceso (e questo significa consumi più alti e ambienti freddi); nel caso di sovradimensionamenti il costo di installazione ovviamente aumenta, ma, per contro, i tempi di risposta per il riscaldamento degli ambienti sono molto contenuti (ergo, spese di gestione inferiori).

 

I sistemi di riscaldamento ATH

I sistemi di riscaldamento ATH

I sistemi di riscaldamento elettrico ATH

L’utilizzo dell’energia elettrica per il riscaldamento è sempre stata considerata una tecnologia costosa. Questa evenienza, reale sino a qualche anno fa, oggi è fortunatamente cambiata, grazie agli enormi progressi fatti sia nel campo della qualità energetica degli edifici che dei sistemi riscaldanti. Tali progressi consentono di ottenere un miglior comfort termico con bassi costi di esercizio.

 

I sistemi di riscaldamento elettrico ATH, disponibili sia per interni che per esterni, si caratterizzano, rispetto ai sistemi di riscaldamento tradizionale, per una maggiore efficienza ed economicità, e differiscono rispetto agli altri sistemi di riscaldamento elettrico per l’assenza di fibre di carbonio, sostituite da nastri che impiegano un sistema brevettato e certificato in tutto il mondo, che garantisce bassa potenza termica (che richiede che lo scambio termico per irraggiamento avvenga su elevate superfici e ad elevati coefficienti di emissività) ed elevata qualità.
 Le tecnologie proposte dall’azienda spaziano da sistemi riscaldanti a vista (radiatori), a quelli incassati (a pavimento, a parete, a soffitto), ai sistemi di riscaldamenti localizzati (come quelli garantiti dal tappetino riscaldante SAND, perfetto per riscaldare delle zone specifiche della casa e dell’ufficio, disponibile in moquette o PVC, ad alta efficienza energetica e sicuro) al film OPAL, ideato e progettato appositamente per impedire l’appannamento degli specchi negli ambienti umidi come i bagni (il film posto dietro lo specchio può essere attivato per impedire la formazione di condensa o per asciugare uno specchio già appannato).

Senza contare, come sappiamo (link all’articolo Riscaldamento degli esterni), che questi sistemi possono essere efficacemente adoperati per riscaldare rampe, scale e aree esterne, tetti e grondaie (i cavi scaldanti PRESENA sono perfetti per prevenire l’accumulo di ghiaccio), tubi (il cavo scaldante TROBIO).
 
ATH Italia è un’azienda giovane e dinamica, attenta ai problemi ambientali ed energetici, che propone soluzioni innovative di sistemi di riscaldamento elettrico per la casa e gli spazi circostanti (eliminazione della neve e del ghiaccio).
Uno staff tecnico di lunga esperienza nel settore della progettazione e realizzazione di impianti termici (condizionamento, riscaldamento, ecc.), è in grado di offrire soluzioni e progetti per ogni applicazione.
Può effettuare analisi energetiche e simulazioni sul comportamento dinamico dei locali dotati di impianti di riscaldamento e fornire supporto alla progettazione di tutti gli impianti che utilizzano i propri sistemi elettrici.
Il montaggio e il collaudo potranno essere eseguiti sia dagli installatori qualificati dell’azienda che da professionisti esterni, senza che questo impedisca l’assistenza da parte della ATH per le fasi suddette.

 

Volendo quindi sintetizzare l’offerta dell’azienda per il riscaldamento elettrico INTERNO, è possibile annoverare la produzione e commercializzazione di RADIATORI DESIGN, una LINEA A SOFFITTO (che comprende un FILM RISCALDANTE A SOFFITTO, un KIT PER RISCALDAMENTO COMPLETO DI ISOLANTE IN FIBRA DI VETRO, un KIT PER RISCALDAMENTO COMPLETO DI ISOLANTE IN LANA DI ROCCIA, MODULI RISCALDANTI A SOFFITTO, un RADIATORE A SOFFITTO IN ALLUMINIO), una LINEA A PAVIMENTO e una LINEA COMFORT. Per il riscaldamento elettrico ESTERNO ATH propone un TAPPETO RISCALDANTE, un CAVO RISCALDANTE, CAVO RISCALDANTE ANTIGHIACCIO per grondaie, un CAVO RISCALDANTE ANTIGELO per le tubature.
Perché scegliere allora il

 

Italia? Per la velocità di risposta, l’inerzia, il calore morbido, le grandi superfici di irraggiamento, programmazione elettronica. Inoltre: non necessita di autorizzazioni amministrative, non è soggetto alle norme antincendio, non crea campi elettromagnetici, non teme il gelo ed è sicuro perché non vi è l’impiego di gas o combustibili.
Queste caratteristiche tecniche contribuiscono nell’insieme a garantire che le prestazioni e i costi del riscaldamento elettrico ATH Italia siano competitivi in rapporto agli altri sistemi tradizionali.
L’impianto di riscaldamento elettrico ATH Italia è disponibile in varie versioni:
  • Con pavimento in piastrelle o parquet incollato
  • Con parquet flottante
  • A parete o soffitto. Sotto intonaco (nastro) o per posa su cartongesso (versione alluminio e versione film sottile).
  • Radiatori complementari per bagni o locali accessori.
All’interno di progetti di ristrutturazioni o di nuove realizzazioni il riscaldamento elettrico ATH Italia è un sistema che se ben integrato può permettere reali risparmi e un maggior comfort termico. Poi, dato che anche l’aspetto estetico vuole la sua parte, occorre anche sottolineare che le soluzioni di personalizzazione di finitura dei pannelli sono molteplici e ben si adattano a tutte le soluzioni d’arredo e ai diversi stili degli ambienti architettonici.

 

Gli incentivi statali volti a premiare ed incrementare la cogenerazione e la micro cogenerazione domestica

Gli incentivi statali volti a premiare ed incrementare la cogenerazione e la micro cogenerazione domestica

Tra questi la Feed in Tariff, uno strumento attraverso il quale viene incentivata la produzione e/o l’immissione in rete di energia elettrica da fonti rinnovabili: al produttore viene ritirata l’energia elettrica prodotta e immessa in rete a una tariffa prestabilita, premiante rispetto al prezzo dell’energia che si forma sul mercato.

 

Tra i principali vantaggi che questa “politica” consente si annoverano: i limitati oneri finanziari, l’alta bancabilità, la relativa semplicità di gestione (sia per il produttore che per il gestore del meccanismo), la differenziazione delle tariffe per tecnologia e taglia, che consente di sviluppare tutti i livelli della filiera, la misurabilità e trasparenza dell’onere per la collettività.

E tuttavia il sistema non è esente da difetti, giacché non stimola sufficientemente la concorrenza e l’efficienza economica e ha un orientamento al mercato molto basso.
 
Rientra tra gli incentivi anche la Feed in Premium, un premio che viene corrisposto ai produttori di energia per ogni MWh generato che si somma al prezzo dell’energia che si forma sul mercato. Il premio può essere fisso o variare in funzione del prezzo che si forma sul mercato in maniera tale da garantire un determinato premio totale.
I principali vantaggi di questo sistema sommano a quelli già enunciati per la Feed in Tariff anche che l’energia elettrica è “nella piena disponibilità” di chi la produce (a differenza dello strumento precedente).
Tra le criticità invece la necessità per il produttore di riuscire a vendere l’energia elettrica prodotta in maniera «soddisfacente» (rischio di mercato).

I sistemi di quote d’obbligo consistono nell’obbligo a carico di determinati soggetti di impiegare FER per una percentuale stabilita dell’energia elettrica prodotta o venduta. L’obbligo può essere soddisfatto tramite autoproduzione o attraverso il mercato dei CV. In tale mercato i prezzi dei certificati si formano in virtù dell’incontro tra una domanda obbligata (le quantità che devono detenere i soggetti obbligati), e l’offerta costituita dai CV rilasciati ai produttori di energia elettrica da FER. Possono essere previsti coefficienti moltiplicativi (banding) da cui dipendono il numero di CV maturati. Possono essere stabiliti valori minimi e massimi (cap e floor) per il prezzo dei CV.

Tra i principali vantaggi dei sistemi di quote d’obbligo figurano sicuramente: il raggiungimento di obiettivi specifici di produzione o consumo da FER; l’efficienza economica del meccanismo di mercato (il prezzo CV si forma sul mercato; il mercato stesso e la concorrenza determinano una favorevole competizione tra tecnologie; etc.).
Criticità sono invece rappresentate dalla scarsa trasparenza (e programmabilità) dell’onere, e dalla complessità del meccanismo, con livelli non trascurabili di rischiosità (conseguenze in termini di oneri finanziari e bancabilità).
Energie green: produzione e incentivazione

Energie green: produzione e incentivazione

Certificati bianchi

Feed in Tariff, Feed in Premium e sistemi di quote d’obbligo (link all’articolo Gli incentivi statali volti a premiare ed incrementare la cogenerazione e la micro cogenerazione domestica) sono alcuni tra gli incentivi che lo Stato prevede per quanti decidano di fornirsi di sistemi di cogenerazione e micro cogenerazione domestica (link all’articolo omonimo), assieme ai certificati bianchi e ai certificati verdi.

Titoli di Efficienza Energetica (TEE), nei quali rientrano i due certificati, attestano i risparmi energetici conseguenti a vari interventi di efficientamento energetico (che potrebbe andare dalla sostituzione dei vecchi infissi all’installazione di una caldaia a condensazione-link all’articolo Ristrutturazioni e riscaldamento radiante: le soluzioni proposte da Viega-, dal rifacimento del tetto o della coibentazione all’impiego di sistemi basati sulle energie rinnovabili-link all’articolo Un bel bagno caldo!). Implicando il riconoscimento di un contributo economico, rappresentano un incentivo a ridurre il consumo energetico in relazione al bene distribuito.
Entrati in vigore in Italia nel 2005, i certificati bianchi consistono in titoli acquistabili e successivamente rivendibili il cui valore in tep è soggetto a variazioni stabilite anche in funzione dell’andamento del mercato. Il valore energetico di un tep è comparabile col consumo annuale di energia elettrica (link all’articolo Santoni: una vita dedicata al riscaldamento elettrico) di una famiglia media.
Esiste però una differenza tra energia termica ed energia elettrica (a parità di quantità, è necessario un apporto maggiore di energia primaria per produrre la seconda che non la prima): per questo se si consuma minore energia elettrica ci si vede riconoscere un risparmio in termini di tep maggiore che se risparmiassimo sul consumo termico.
L’entità del risparmio energetico da conseguire per accedere al meccanismo incentivante dei certificati bianchi dipende dalla tipologia di progetto sottoscritto e dalla tipologia degli interventi di efficienza che lo compongono: bisogna conseguire un risparmio di 20 tep/anno per interventi soggetti a valutazione cosiddetta standard, un minimo di 40 tep/anno per interventi soggetti a valutazione analitica e almeno 60 tep/anno per interventi da valutare con metodo a consuntivo.

I certificati bianchi riguardano quattro tipi di interventi:risparmio di energia elettrica;

1) risparmio di gas naturale (link all’articolo i gas freon);

2) risparmio di altri combustibili per autotrazione;

3) risparmio di altri combustibili non per autotrazione.

L’osservanza dei limiti di risparmio energetico viene premiato dall’Autorità e da altre fonti governative di finanziamento con un contributo economico, il cui valore viene stabilito annualmente dalla stessa Autorità. Inoltre è possibile guadagnare vendendo i titoli in eccesso grazie al raggiungimento di un risparmio superiore a quello annualmente prestabilito. Di contro, coloro i quali non riescono a ottemperare agli obblighi minimi assunti vengono sanzionati e dovranno acquistare sul mercato altri titoli necessari al raggiungimento dell’obiettivo minimo prefissato.
In Europa i certificati bianchi non sono abbastanza diffusi: infatti, oltre l’Italia, attualmente solo la Francia adotta tale certificazione, mentre altre nazioni o adottano altri schemi di risparmio energetico o si stanno avviando all’introduzione dei certificati bianchi (come Gran Bretagna, Danimarca e Paesi Bassi).

Certificati verdi
I certificati verdi, introdotti dal Decreto Bersani e validi solo per impianti entrati in servizio entro il 12 dicembre 2012, sono una forma di incentivazione pensata per le imprese e le attività che producono energia da fonti convenzionali, come petrolio, carbone, metano (fermo restando l’obbligo di legge per gli stessi soggetti di adoperare fonti rinnovabili per il 2%), e rilasciata dal GSE (Gestore Servizi Energetici).

Quando un impianto “green” riesce a produrre energia emettendo meno CO2 di quanto avrebbe fatto un altro con fonti fossili (petrolio, gas naturale, carbone ecc.) allora conquista dei certificati verdi che quindi corrispondono ad un “tot” di emissioni “risparmiate” al pianeta Terra, che possono essere rivenduti dai gestori a chi dovrebbe produrre una quota di energia mediante fonti rinnovabili, ma non lo fa.
Ciascuno dei certificati verdi ha un valore che convenzionalmente corrisponde alla produzione di 1 MWh di energia rinnovabile. Dato che per rispettare l’obbligo di legge sulle fonti rinnovabili, non potendo immettere in rete energia elettrica pulita, si possono comprare i certificati verdi da altri, ovvio che essi hanno anche un prezzo di mercato. Questi acquisti e vendite avvengono in una borsa gestita da GME a cui si rivolge l’impresa produttrice di energia quando vuole, in verità deve, acquistare i certificati verdi che le mancano per essere a posto con l’obbligo che incombe su di lei (al costo, nel 2006, di circa 125 €/Mwh).
I certificati verdi hanno validità triennale. A partire però dall’anno 2016, il GSE li erogherà su base trimestrale entro il secondo trimestre successivo a quello di riferimento. Intanto gli operatori potranno avere la certificazione mensile della produzione incentivata, del relativo controvalore economico dell’incentivo e della data di erogazione da parte del GSE. Quando la produzione di energia degli impianti non è determinabile su base mensile, o nel caso di impianti di cogenerazione abbinati a teleriscaldamento, gli incentivi verranno erogati su base annuale.

Pensati per incentivare virtuosi processi di produzione di energia, i certificati verdi sono stati concessi anche a “fonti cosiddette assimilate alle rinnovabili”: in questo modo hanno in parte annullato la loro validità e la loro mission di ridurre i gas serra (link all’articolo energia eolica), finendo nelle tasche di chi produceva energia tramite combustione di scorie di raffineria, sanse o incenerimento dei rifiuti (il decreto Bersani è poi stato corretto, ma il danno era già bello che fatto!).
Altre distorsioni si sono verificate per una mancata calibrazione dell’incentivazione rispetto a costi e produzioni, come nel caso dell’eolico, per il quale si è registrato un anomalo e innaturale ampliamento delle aree del territorio nazionale dove era conveniente installare un impianto di questo tipo: un’incentivazione non calibrata sulla base della produzione che si vuole raggiungere, o sui costi che si vogliono sostenere, che ha determinato un effetto di degrado di territori e paesaggi.
E se da un lato hanno spinto troppo certi tipi di energia, i certificati verdi non hanno saputo invece incrementarne altre, come il solare termodinamico, rimasto sostanzialmente sconosciuto e poco adoperato.