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Un confronto tra i nuovi sistemi di riscaldamento alimentati elettricamente, quelli tradizionali, e quelli a pavimento.
I limiti dei sistemi tradizionali

I sistemi di riscaldamento tradizionali si basano sul principio della convezione: una caldaia brucia generalmente a gas metano a 1500 gradi centigradi, l’acqua si scalda fino a 70, la pompa della caldaia spinge il liquido caldo verso il collettore da dove vengono distribuite a stella le tubazioni di andata e ritorno sui vari ambienti.

Tra l’uscita della caldaia e il collettore già si ha una forte dispersione (tanto maggiore quanto più alta è la temperatura di quel corpo), che aumenta ancora con la distribuzione successiva verso i radiatori, siano essi termosifoni (in ghisa o acciaio) o termoconvettori.
Inoltre a scaldarsi prima è il soffitto, dal momento che l’aria calda è più leggera e tende a salire, e via via che l’aria fredda scende, si scalda e risale, creando appunto il movimento convettivo: questo implica che ci saranno sempre punti più freddi e altri più caldi.
Per non parlare del dispendio energetico (e quindi economico) visto che, come detto, che il sistema consuma già solo perché è in funzione, e che una parte considerevole del calore che viene prodotto si disperde.

Programmare l’accensione a singhiozzo durante la giornata e la serata forse può permettere di risparmiare sulla bolletta, ma crea due conseguenze non trascurabili: la muratura (principalmente quella perimetrale) tende a raffreddarsi, soprattutto nelle case vecchie in cui la pietra “assorbe” il calore; il continuo saliscendi della temperatura favorisce la formazione di condensa su muri e finestre, e relativa muffa.

I sistemi sottopavimento e i loro svantaggi
Negli ultimi 20 anni il mercato ha presentato sempre nuove soluzioni per questo genere di sistema, che abbinato ad una caldaia a condensazione, lavora a bassa temperatura.
Ma esiste un ma…anzi più di uno!
Innanzitutto i sistemi sottopavimento devono essere tenuti accesi 24 su 24, dall’autunno alla primavera; necessitano di serpentine più strette possibile, in modo che la scarsa superficie dei tubi riesca a scaldare più agevolmente il massetto; costano di più nell’installazione rispetto ai sistemi tradizionali; costano di più in gestione (se le ore di funzionamento sarebbero pari costerebbero di meno ma, come detto, devono essere attivi tutto il giorno); tendono a creare depositi calcarei nelle tubazioni, nonostante gli additivi forniti dalle aziende produttrici; sono più convenienti (economicamente) se lasciati accesi anche in caso di assenze di breve durata.
Sistemi elettrici di riscaldamento
Ovviamente, anche in questo caso, esistono sistemi elettrici di riscaldamento e sistemi!
 
Le classiche stufette si caratterizzano per un consumo energetico altissimo e per un potere scaldante molto contenuto.

Le Pompe di Calore sono molto efficaci, ma a patto che la temperatura esterna si attesti tra i 5 e i 7 gradi centigradi: al di sotto di questi o si attiva una resistenza elettrica che consuma più dei comuni sistemi a GPL oppure si sta al freddo!

Migliora il discorso con le Pompe di Calore con serpentina interrata o con serbatoio, ma è ovvio che la realizzazione di questo sistema è condizionata dalla presenza di uno spazio sufficiente per l’alloggiamento della serpentina.

Molto più performanti i sistemi che funzionano grazie a pannelli a raggi infrarossi (link all’articolo Caldo si, ma quale?), nei quali l’irraggiamento del calore avviene in modo lineare (l’accortezza è però di non porre ostacoli davanti ai pannelli), garantendo anche un effetto deumidificante, che contiene la comparsa di condensa e muffa. I pannelli emettono raggi infrarossi in tutte le direzioni, “saturando” l’ambiente che assume una temperatura uniforme anche in altezza.

 

 

Ma il principio degli infrarossi non è disponibile solo nei modelli esterni (pannelli murali, scaldasalviette, etc.), trovandosi anche nelle membrane sottopavimento (link all’articolo I sistemi di riscaldamento elettrico ATH): robuste (la guaina può essere bucata, torta, tirata, calpestata e persino tagliata, ma per non più del 75% della sua larghezza, e continuare a funzionare), pratiche (consentono di rifare ex novo l’impianto di riscaldamento semplicemente aggiungendo il nuovo al vecchio, senza demolizioni), sottili (2 cm di isolante, circa 5 millimetri di guaina, 1,5 cm di massetto, 1 cm di colla e pavimento: per un totale di circa 5,5 cm), silenziose.
La parte elettronica è ridotta all’essenziale e quindi gestisce solo il termostato ed eventuali guaine aggiuntive necessarie solo per ambienti sopra i 20 mq.

 

Il dimensionamento di questi sistemi elettrici di riscaldamento si effettua in base all’ambiente di installazione, ed è una fase molto delicata e importante, in quanto sovradimensionamenti o sottodimensionamenti azzerano i vantaggi economici e funzionali di queste tipologie di impianti di riscaldamento. Nel caso di sottodimensionamenti il sistema, non riuscendo a raggiungere la temperatura impostata sui termostati, tende a rimanere sempre acceso (e questo significa consumi più alti e ambienti freddi); nel caso di sovradimensionamenti il costo di installazione ovviamente aumenta, ma, per contro, i tempi di risposta per il riscaldamento degli ambienti sono molto contenuti (ergo, spese di gestione inferiori).